Descrizione
01/03/2023Il 29 dicembre 2022 la Giunta ha approvato nuove linee di indirizzo in materia di gestione dei rifiuti che dovranno essere seguite nel medio e lungo periodo, scaturite da un ampio percorso partecipativo condotto nel corso dell'anno anche ai fini della stesura del Quinto aggiornamento al Piano provinciale di gestione dei rifiuti approvato lo scorso agosto.
Le nuove linee di indirizzo si basano, come previsto dal Quinto aggiornamento stesso, su un documento elaborato dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (APPA), che contiene l’analisi della situazione attuale e di tutti gli scenari possibili di gestione dei rifiuti urbani, con o senza la realizzazione di un impianto per il recupero energetico di quelli residui.
Lo stato attuale
Lo stato attuale di gestione della filiera dei rifiuti indifferenziati ed ingombranti presenta gravi criticità in conseguenza dell’esaurimento delle discariche provinciali e della difficoltà concretamente riscontrata di reperire sul mercato fuori provincia impianti per il loro trattamento. Ciò porta ad un quadro attuale pieno di incertezze dal punto di vista finanziario che si riverberano sul cittadino e sulle attività produttive, in particolare in termini di determinazione della tariffa. Infatti oggi, il costo per la raccolta e gestione dei rifiuti urbani in Trentino è pari a 330,2 € per ogni tonnellata di rifiuto, superiore all’attuale tariffa di smaltimento (pari a 225 €/ton). Il surplus dei costi da affrontare rispetto alle entrate tariffarie, al fine di non aumentare ulteriormente la tariffa e non gravare conseguentemente sui cittadini, per il 2023 è stato coperto con risorse integrative provinciali (2 milioni di €).
Gli scenari futuri
In merito agli scenari, sono stati valutati tutti i possibili scenari alternativi alla realizzazione in Trentino di un impianto di recupero energetico dei rifiuti, mantenendo il recupero energetico presso l’impianto di Bolzano per i quantitativi oggi disponibili (13.000 ton/a di rifiuto indifferenziato), prevedendo l’utilizzo di un impianto di pre-trattamento meccanico biologico, ipotizzando una riduzione della produzione dei rifiuti urbani totali e un aumento della raccolta differenziata, valutando anche la possibilità di realizzazione un impianto di recupero dei rifiuti tessili sanitari.
Parimenti sono stati approfonditi tutti gli scenari che prevedono la realizzazione di un impianto locale per il recupero energetico dei rifiuti urbani residui, con la trattazione degli aspetti tecnici, ambientali, sanitari ed economici, puntualmente riferiti alle due tecnologie principali esaminate, la combustione e la gassificazione.
Dal confronto di tutti gli scenari ipotizzati è emerso che la scelta migliore per il Trentino sarebbe la realizzazione di un impianto per il recupero energetico dei rifiuti urbani residui, tramite il quale chiudere il ciclo dei rifiuti senza subire ulteriormente l’andamento del mercato, con una conseguente riduzione del loro costo di gestione, e senza incorrere in eccessivi impatti dal punto di vista ambientale e sanitario. L’analisi degli scenari ha anche stimato il dimensionamento dell’impianto, che dovrebbe trattare circa 80.000 ton/a di rifiuti urbani in ingresso, tal quali, o 60.000 ton/a di rifiuti pre-trattati (ulteriori modesti quantitativi possono essere previsti in progetto per far fronte ai periodi di fermo impianto e per gestire i picchi stagionali di produzione dei rifiuti in provincia).
Gli impatti ambientali e sanitari del recupero energetico
Riguardo agli impatti ambientali e sanitari, i gassificatori richiedono generalmente un maggiore quantitativo di materie prime in ingresso rispetto agli inceneritori, in particolare energia elettrica e ossigeno oltre all’aria, e producono quantitativi maggiori di rifiuti liquidi e solidi (char - solido carbonioso simile al carbone - in ragione delle ceneri pesanti). Anche considerando gli output a livello di Life Cycle Assestment (LCA), l’impatto dei gassificatori è maggiore, in quanto oltre alla combustione del syngas prodotto dall’impianto (delocalizzata) va considerato l’impatto del trasporto del syngas stesso. I gassificatori risultano essere impianti generalmente più complessi da gestire degli inceneritori, con maggiori rischi di fermo-impianto e potenziali inquinamenti ambientali accidentali o eventi imprevisti.
Considerando gli output gassosi, invece, a livello locale l’impatto degli inceneritori (detti termovalorizzatori in presenza di recupero energetico) è maggiore di quello dei gassificatori, in quanto i primi hanno un camino per l’emissione dei fumi della combustione. Per effetto dei limiti sempre più rigorosi imposti dalla normativa e di un concreto progresso tecnologico, gli impianti in cui avviene la combustione consentono ormai il raggiungimento di valori di emissione al limite della soglia di misurabilità. É interessante notare come vari studi confermino un contributo emissivo dell’incenerimento molto limitato rispetto alle altre sorgenti comuni con cui interagiamo nella vita quotidiana. Per gli inquinanti convenzionali, infatti, i dati fanno emergere un’importante incidenza delle combustioni residenziali e commerciali, in particolare per le polveri, quasi il 54%, e il monossido di carbonio, 62%, rispetto a cui il corrispondente contributo dell’incenerimento è irrisorio, pari rispettivamente allo 0,02% e 0,04%, mentre è il trasporto su strada a confermarsi quale principale contribuente alle emissioni di ossidi di azoto (con un'incidenza del 43,5% a fronte dello 0,8% dell'incenerimento). I dati di letteratura scientifica dicono che bruciare in un termovalorizzatore 100 kg di rifiuto residuo, ovvero quanto produce all’incirca ciascun abitante ogni anno, genera le stesse emissioni in atmosfera prodotte da un automezzo pesante che percorre 3 km a diesel e 13 a benzina, e da un’autovettura che percorre 24 km a diesel e 390 a benzina (ad esempio, percorrendo i 100 km di autostrada tra Borghetto e Salorno, i 36.000 veicoli transitati l’8 dicembre 2022 hanno emesso il 20% degli inquinanti che un termovalorizzatore di ultima generazione emetterebbe in un anno). Dal punto di vista strettamente sanitario, gli studi più recenti segnalano che, in presenza di impianti rispondenti alle migliori tecnologie disponibili, conformi alla legislazione sull’incenerimento dei rifiuti e di conseguenza anche ai prestabiliti limiti alle emissioni, non si riscontrano fattori di rischio di cancro o di effetti negativi sulla riproduzione o sullo sviluppo umano.
Le considerazioni economiche
Nello scenario che non prevede un impianto per il recupero energetico dei rifiuti urbani, ma un miglioramento dei dati di produzione con il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Quinto aggiornamento del Piano provinciale di gestione dei rifiuti (ovvero una produzione complessiva di rifiuto urbano pari a 425 kg/ab.eq./anno e una produzione del rifiuto indifferenziato pari a 80 kg/ab.eq./anno), si stima un costo a tonnellata di rifiuto gestito pari a 231 €/ton, ancora superiore all’attuale tariffa di smaltimento. In presenza di un impianto per il recupero energetico dei rifiuti urbani, invece, ci sono più evidenti margini di riduzione dei costi. Il costo di raccolta e gestione dei rifiuti si riduce infatti a 47,3 €/ton nel caso in cui non vi sia trattamento meccanico biologico o poco più del doppio (96,1 €/ton) nel caso vi sia. A questi costi va aggiunto il costo per la realizzazione e gestione dell’impianto, che, a seconda della tipologia scelta, varia da 155 a 233 €/ton per i termovalorizzatori e da 142 a 255 €/ton per i gassificatori. Tuttavia, considerando gli introiti provenienti dalla vendita di energia (per la termovalorizzazione) e di biocombustibili o idrogeno (per la gassificazione), tali costi si riducono sensibilmente fino a diventare ricavi, soprattutto per la termovalorizzazione e per la gassificazione con produzione di idrogeno (si va da un ricavo compreso tra 150 e 25 €/ton per la termovalorizzazione e da un ricavo pari a 140 €/ton a un costo pari a 93 €/ton per la gassificazione).
Le decisioni da prendere
È in corso il dibattito pubblico con le parti interessate per decidere non solo quale delle due tecnologie scegliere - combustione o gassificazione - ma anche il sito per la realizzazione dell’impianto. L’area di Ischia Podetti sita nel Comune di Trento risulta idonea ed è già stata localizzata nel Quinto aggiornamento, tuttavia non si esclude la possibilità di individuare nuove aree che verranno valutate puntualmente sulla base di proposte anche provenienti dall’imprenditoria privata da attivarsi attraverso eventuali forme di manifestazione di interesse alla realizzazione di impianti di recupero energetico di rifiuti urbani. Un contributo importante potrà venire dal confronto con i Comuni del nostro territorio.
Chiara Lo Cicero