Descrizione
01/03/2023Il Laboratorio di idrobiologia di Riva del Garda, incardinato nel Settore Laboratorio dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente e avente sede presso il Forte S. Nicolò, esegue dal 1989 il monitoraggio delle acque del lago di Garda attraverso controlli e ricerche per approfondire le conoscenze su questo ecosistema e seguire nel tempo l’evoluzione del bacino ai fini della salvaguardia di questo patrimonio naturale.
Il monitoraggio della qualità ecologica del lago di Garda
Ad oggi, essendo il lago di Garda un corpo idrico interregionale, il monitoraggio ai sensi del D. Lgs. 152/2006, in applicazione della Direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque), ricade sulle regioni Veneto e Lombardia e sulla provincia autonoma di Trento. Il monitoraggio prevede diverse analisi chimico-fisiche, chimiche e biologiche, i cui risultati vengono tradotti in valori indicatori, che ad ultimo consentono di stabilire lo stato di qualità ecologica del lago stesso.
Nel corso degli anni le Agenzie per la protezione dell’ambiente di Veneto, Lombardia e Trentino hanno consolidato una collaborazione volta a ottimizzare la rete di monitoraggio, bilanciare lo sforzo economico e organizzativo impiegato nelle attività, migliorare lo scambio di conoscenze e competenze tra le diverse strutture e non ultimo uniformare le metodiche di campionamento e analisi; questa collaborazione ha portato alla stesura di un programma di monitoraggio unificato del lago di Garda (ufficializzato nel dicembre 2015).
Un nuovo mollusco nel lago di Garda
Nel 2022 il piano di monitoraggio prevedeva in particolare l’indagine della componente macrobenthos di fondo, macroinvertebrati che vivono sui o nei fondali dei laghi. Sono state effettuate due campagne di indagine, una in febbraio, la seconda in ottobre, in contemporanea, ogni provincia/regione sul proprio territorio di competenza.
Questo lavoro ha portato al rinvenimento, sia nella zona litorale, che nella sublitorale (attorno ai 30 metri di profondità), di numerosissimi esemplari di un nuovo mollusco bivalve sessile, la specie Dreissena bugensis (cozza Quagga), che sta affiancando, o probabilmente sostituendo Dreissena polymorpha. Si tratta in entrambi i casi di specie alloctone invasive.
D. polymorpha è stata segnalata per la prima volta nelle acque del lago di Garda nel 1970, proveniente dalle regioni del Mar Nero, Mar Caspio e del Lago d’Aral. D. bugensis proviene invece dal bacino drenante del fiume Dnepr in Ucraina. Si ritiene che entrambe le specie siano arrivate nel lago di Garda attaccate alla carena di imbarcazioni turistiche trasportate via terra.
Considerando l’elevato numero di esemplari rinvenuti e facendo il confronto con altre realtà europee in cui essa si è diffusa (lago di Ginevra), è facile desumere che D. bugensis diventerà ben presto la popolazione dominante nel lago di Garda.
Gli impatti della nuova specie
L’impatto che queste specie hanno sull’ecosistema, data la loro invasività, riguarda principalmente l’alterazione dei sedimenti e della struttura dei substrati cui aderiscono, con conseguente riduzione della biodiversità. Il danno economico diretto è invece relativo all’incrostazione di strutture sommerse, ad esempio tubature delle reti idriche. Essendo organismi che per nutrirsi filtrano grandi quantità di acqua va ricordato anche che al loro interno possono accumularsi sostanze inquinanti attraverso il fenomeno del bioaccumulo; per contro, sempre grazie alla filtrazione che effettuano, possono contribuire ad aumentare la trasparenza delle acque in cui si insediano.
Giovanna Pellegrini